Moni Ovadia

Il 22 ottobre 2007 l’Università di Pavia gli ha conferito laurea honoris causa in Lettere.

Motivazione da parte del Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Gianni Francioni:
Poliedrico uomo di teatro (scrittore di testi, regista, attore, cantante, arrangiatore delle musiche) e autore di vari libri, Moni Ovadia ha posto al centro della sua esperienza artistica la storia, i costumi, la cultura delle comunità ebraiche ashkenazite nell’Europa orientale, sino al finale annientamento, ma è passato più volte dalla tragedia ebraica a temi e meditazioni di carattere generale, sempre affrontati da un’angolatura storico-morale.
Per la sua personalità straordinariamente versatile – di grande uomo di spettacolo e, insieme, di studioso acuto di tradizioni leggendarie, letterarie e musicali – capace di far convergere nel suo teatro, con vivace talento inventivo e personalissima elaborazione, più tradizioni e più generi, la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pavia, all’unanimità conferisce a Moni Ovadia la Laurea “honoris causa” in Lettere.

 

Salomone Ovadia, detto Moni, è attore, cantante, musicista e scrittore. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d’artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 comincia il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi, via via proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di un “teatro musicale” assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista.

Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il “vagabondaggio culturale e reale” proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, quell’immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di cui si fa memoria per il futuro.


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