Un ristorante stellato, uno chef risoluto e geniale, una catena di omicidi, un ispettore indisponente, un mistero avvolto dai sapori: un noir ambientato nel mondo dell’alta cucina.

Dopo tanti ricettari, libri-evento, manuali di gastronomia e meteore schizzate fuori dai cooking-show televisivi, finalmente l’alta cucina incontra il romanzo, e lo fa nel segno del genere più crudo e suggestivo: il noir.

“Q.B.” di Matteo Colombo, edito da Edizioni Unicopli (casa editrice nata in “Statale” a Milano che inaugura una collana di narrativa diretta da Flavio Santi), a dire il vero, è “anche” un noir. E il tema che sta alla base di una storia elegante, garbata, avvincente è l’arte culinaria che diventa metafora, le ricette un modo per ordinare il mondo.

 

La trama

Scritto minuscolo, in cucina q.b. significa notoriamente “quanto basta”. Qui però, Q.B., in maiuscolo, sta per Quinto Botero, lo chef del momento. I piatti che ogni giorno compaiono sui tavoli del Beckett, il suo ristorante, sono il frutto d’una mente complessa, raffinata e dedita a un ideale di perfezione. Non troppo simpatico, Q.B. è un uomo il cui talento eccede ogni possibile critica, almeno finché una sera qualcuno uccide Toni, il suo nuovo assistente. Un colpo di pistola alla nuca nella cella frigorifera del Beckett che costringerà Botero a confrontarsi con la lunga schiera dei collaboratori, le amicizie di un tempo, le rivalità fra colleghi di un mondo ipercompetitivo. Così, mentre le indagini vengono affidate al ruvido commissario Stoppani, Q.B. sceglierà di seguire per proprio conto le tracce di un killer, le cui motivazioni lo riguardano fin troppo da vicino, sotto lo sguardo, più che coinvolto, di Toni che, da un indefinibile cielo di mezzo, assiste all’epilogo della vicenda e scopre, infine, chi gli ha tolto la vita.

 

L’autore

Matteo Colombo, nato a Voghera nel 1976, è giornalista, direttore responsabile del settimanale “Il Popolo” di Tortona, autore e conduttore di “Bauci” su Radio PNR e docente di Scrittura Creativa.

Ha scritto della sua terra in monografie e guide turistiche che sembrano romanzi e un monologo teatrale per la società “FamaFantasma” sui 100 anni dell’Inter. Tra gli altri, nel 2002 ha vinto il concorso “20.02.2002 Un mercoledì da Italiani” organizzato da Beppe Severgnini su Italians e nel 2011 il primo premio al laboratorio di scrittura “Io scrivo” del “Corriere della Sera” con il racconto “Magari disturbiamo” uscito nella collana “Inediti d’autore” (RCS Quotidiani).

“Q.B.” è il suo primo romanzo.

 

La collana: “La porta dei dèmoni”

La porta dei dèmoni (spiriti sospesi fra il divino e il sensibile, dispensatori di facoltà soprannaturali) fu il nome leggendario attribuito all’antica Porta di Rasho, accesso fortificato alla città di Kyoto allorché, abbandonata, cadde in rovina. Sotto di essa si svolge il capolavoro di Akira Kurosawa, Rashomon, che ne fa metafora della narrazione, la facoltà che, nel bene e nel male, più distingue l’umano dagli altri viventi.

Diretta da Flavio Santi, La porta dei dèmoni è una collana editing free: nessuna parola del testo originale è stata “maltrattata” da un editing troppo invasivo o troppo “autoriale”. I testi ospitati corrispondono in toto alla volontà dei rispettivi autori, opportunamente sollecitati dal dèmone di un lavoro di confronto e ripetute letture.

 

Un brano del romanzo

Mentre raccontava si materializzò nella stanza un gatto obeso, una specie di panda felino che si andò a nascondere dietro una catasta di piattini, tazzine da caffè e cucchiaini imballati nel polistirolo. Botero ostentava indifferenza.
«Sai come l’ho convinto a vendermi i suoi bicchieri?»
«Mh…»
«Con una frittata. Sono andato a trovarlo in laboratorio e gli ho cucinato una frittata sulla lastra di alluminio che usa per ripararsi dalle scintille. Uova delle sue galline, nature. Che c’è?»
«Niente. È solo che all’improvviso mi sembra di aver sempre sottovalutato le frittate.»
«La Storia della Frittata, se mai fosse scritta, non sarebbe diversa dalla Storia della Filosofia, credimi: grandi sistemi che segnano un secolo, e una manciata di composizioni marginali. Ma il filosofo non compila storie, e cuocere una frittata non è decisamente una questione enciclopedica. Quando i giornalisti domandavano a Samuele quale fosse il suo segreto, lui rispondeva: musica. Va da sé che dopo una risposta del genere i giornalisti hanno smesso di cagarlo.»
«Ma lui non ha smesso di soffiare i bicchieri…»


Torna alla pagina Libri di laureati