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Presentazione del libro “Sette e Ottocento a Pavia: le radici della modernità (1764-1815). Atti di Convegno”

L’Associazione Laureati dell’Università di Pavia organizza l’evento online di presentazione del libro “Sette e Ottocento a Pavia: le radici della modernità (1764-1815). Atti di Convegno” a cura di Carla Riccardi (Interlinea Edizioni 2020).

Giorgio Panizza e Serena Feloj in dialogo con Carla Riccardi

Introduce Renata Crotti, Segretario generale dell’Associazione Laureati Università di Pavia

Quando: lunedì 22 marzo ore 21

Dove: in diretta sulla pagina Facebook Associazione Laureati Università di Pavia https://www.facebook.com/AssociazioneLaureatiUnipv

Scarica la locandina dell’evento

 

L’iniziativa si inserisce nel ciclo di eventi “DiLunedì. Dopocena letterario. Libri di laureti all’UniPV presentati da laureati all’UniPV” organizzato dall’Associazione Laureati Università di Pavia.

Nell’eccezionale cinquantennio che va dal 1764 al 1815 Pavia con la sua Università conosce una forte rinascita culturale e scientifica, i cui protagonisti, scienziati e umanisti, scrittori e musicisti, di prestigio internazionale, affermano il primato di Pavia e del suo Ateneo come centro della cultura europea.

 

Sette e Ottocento a Pavia: le radici della modernità (1764-1815)
Il convegno, di cui si presentano gli atti, articolato in quattro giornate, si è proposto di illustrare attraverso i suoi protagonisti, scienziati e umanisti, scrittori e musicisti, il primato di Pavia e della sua università come centro della cultura europea nei circa cinquant’anni che vanno dal 1764 (esce Dei delitti e delle pene) al 1815 (Restaurazione dell’Antico Regime).

Le riforme degli Asburgo rinnovano con criteri moderni tutte le istituzioni scolastiche, dall’Università di Pavia alla Facoltà Teologica, alle Scuole Palatine di Milano. Si crea un grande fervore di ricerche da parte di professori presto di fama europea.

Con la Repubblica Cisalpina, dopo un periodo di chiusura, l’università rinasce e con essa la produzione scientifica pavese. Dopo gli anni di reazione dei governi ai principi rivoluzionari di Francia, con conseguente arretramento su posizioni conservatrici e abbandono delle politiche riformatrici, la ventata napoleonica suscita l’entusiasmo dei giacobini italiani. Con il rientro dell’Austria si chiude il cinquantennio aperto verso la futura modernità.

 


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